Il Platone “segreto”

Chiunque voglia approfondire il pensiero di Platone deve assolutamente fare riferimento alle ricerche di uno dei suoi più grandi studiosi a livello mondiale, il filosofo Giovanni Reale, autore, tra l’altro, di una monumentale Storia della filosofia dalle origini ad oggi, in collaborazione con Dario Antiseri.
L’opera che vi presento è: Platone, alla ricerca della sapienza segreta. Come già implicito nel titolo, con questo libro Giovanni Reale espone la propria tesi secondo cui il vero pensiero di Platone sarebbe rimasto segregato all’interno dell’Accademia, mentre i Dialoghi rappresenterebbero solo una suggestione poetica dell’autentico procedere nell’indagine filosofica, sostanzialmente improntato all’oralità, una sorta di testimonianza scritta di quel metodo di ricerca, tanto caro a Socrate, basato su un serrato gioco dialettico di domande e risposte attraverso il quale il maestro evidenziava l’assenza di Principi Primi ed indiscutibili dietro le convinzioni dogmatiche dei propri interlocutori, inducendoli, nel contempo, sulla strada del corretto pensare per il raggiungimento della Verità. Un tipo di indagine scientifica che avrebbe poi assunto il termine di «induzione», dalla quale Aristotele avrebbe poi, per estensione, tratto la sua logica “sillogistica”, che si fonda sulle “intuizioni intellettive” (premesse prime), di cui le “percezioni reali” (induttive) rappresentano solo una sorta di immagine. L’esistenza di dottrine non scritte, che Platone avrebbe affidato esclusivamente ai dibattiti e agli studi che si svolgevano all’interno della sua scuola, viene d’altra parte fatta intendere proprio da Aristotele, sebbene quest’ultimo – e qui le cose diventano un po’ controverse – abbia nei fatti mosso obiezioni alla Teoria delle Idee nella versione esposta dal suo maestro nei Dialoghi.
A favore della concezione di Reale gioca la circostanza che, nelle sue opere, Platone non giunge mai, se non raramente, ad affermare una determinata tesi, limitandosi più che altro a confutare, attraverso l’interlocuzione di Socrate, quelle che via via vengono esposte dai vari personaggi, arrivando finanche a mettere in discussione la sua stessa Teoria delle Idee, lì dove viene proposta. In sostanza, se volessimo intendere i Dialoghi come il luogo in cui Platone riassume l’intero suo pensiero, saremmo quasi costretti a considerare il filosofo delle Idee più come un epigono dello scetticismo dei sofisti che come il promotore di una propria concezione metafisica ed assolutistica della filosofia e del mondo stesso.
L’opera di Giovanni Reale è più importante, a mio parere, per la metodologia di ricerca a cui egli impronta la sua tesi sull’esistenza di “dottrine non scritte” che per i risultati filosofici a cui giunge in merito alla sostanza delle teorie attribuibili a Platone, e questo non perché io non ritenga suggestive quelle sue conclusioni, ma perché difficilmente possono essere viste come maggiormente veritiere rispetto ad altre che pure partono dallo stesso presupposto di un pensiero platonico che vada oltre i Dialoghi. Non mi sembra opportuno riportare qui una sintesi delle tesi esposte da Reale nella sua grande e suggestiva opera, sia perché sono del parere che temi di così vasta portata intellettualistica vadano approfonditi con la lettura dei libri in cui vengono proposti, sia perché una mia sintesi, pur seria, del pensiero dello studioso ne rappresenterebbe una inevitabile scimmiottatura, avendo io qui solo l’intenzione di condurre i miei lettori verso un’analisi altrui e non a metterne in discussione le fondamenta. Mi limito soltanto, a mo’ di suggestione, ad anticipare la tesi, peraltro comune a tutti i fautori delle “dottrine non scritte”, secondo la quale il Platone segreto pone alla base del mondo la dicotomia Uno-Diade, dove l’Uno coincide con il Bene mentre la Diade rappresenta l’indefinita pluralità in cui il primo perde la propria omogeneità ed assolutezza, dispiegandosi nella molteplice esistenza degli enti concreti, nei quali rimane tuttavia quell’impronta assolutistica a cui inevitabilmente sono ricondotti, una sorta di archetipo alla base di ogni divenire. Si palesa in tal modo un gioco di rimando tra l’essere nella sua essenza – l’omogeneo ed indivisibile essere parmenideo – ed il suo relativizzarsi nelle infinite prospettive del cosiddetto mondo reale. All’interno del dibattito sulla natura di quell’Unometafisica per alcuni studiosi, secondo i quali il Bene viene posto da Platone oltre l’essere stesso, in quanto Principio Primo di ogni possibile esistenza, o puramente matematica, per altri, che vede l’Uno come principio geometrico-normativo coincidente con la dialettica del dispiegarsi e ritornare in sé dell’assoluto – Reale propende per la prima ipotesi. Comunque sia, che la si voglia vedere nell’ottica metodologica o in quella più propriamente filosofica, quest’opera rimane un caposaldo nell’ambito degli studi classici, e, di tutti gli scritti dedicati da Reale al pensiero segreto di Platone, rappresenta la summa e il completamento, come lo stesso autore afferma nella prefazione:

Questo mio nuovo libro su Platone costituisce non solo la summa, ma, sotto certi aspetti, il completamento di tutti i miei precedenti lavori, con alcune novità, che ritengo di un certo rilievo. [ … ] Le novità che presento in questo nuovo libro, compresi i richiami sintetici delle precedenti acquisizioni, ruotano sostanzialmente intorno a una idea centrale, che ho a lungo meditato, ma che ho maturato solamente negli ultimi tempi, dopo una serie di ricerche e di verifiche condotte a vari livelli. Da qualche tempo alcuni studiosi hanno giustamente rilevato che Platone si colloca in un momento storico del tutto eccezionale, nel quale giunge a compimento una svolta culturale di portata veramente rivoluzionaria.

Giovanni Reale: Platone, alla ricerca della sapienza segreta.

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